Mi alzo e dove posso andare? In soggiorno.
Elettrizzante.
Certo, posso guardare dalla finestra. Avete mai notato quanto sono antipatici i piccioni, con che arroganza, con quale indisponenza ti fissano appollaiati sui fili della luce? Io li odio. Quasi quasi per sfogarmi butto per terra questo vaso di fiori finti, tanto non sanno di nulla. Li odio.
Vorrei tanto arrampicarmi su quell’albero che vedo dalla finestra del bagno, ma non è abbastanza vicino. Allora mi arrampico sul divano come una tigre nella giungla. No, non è la stessa cosa, ma meglio di niente.
Un tempo avevo i miei giri, giù al vicolo, ora mi ritrovo a marcare le sedie di pelle del tavolo da pranzo. Pardon, di finta pelle, fosse mai che entri un po’ di natura in casa. Gli umani dicono che le ho rovinate tutte, ma fidatevi: non sono mai state così belle. E poi, che pretendono? Io ho provato a marcare il mobile, mi ci strusciavo con una certa dovizia, ma lo pulivano sempre e vanificavano ogni impegno e non sono così ostinata da continuare a tentare.
Non è una bugia, sono molto ostinata.
Non ho nessuna intenzione di smettere di fare pipì sul tappetino del bagno, per esempio, non importa quante volte saranno capaci di lavarlo né quanto ammorbidente ci metteranno. Finché mi metteranno nella cassettina quella roba inodore che fa pure male ai polpastrelli, io non cedo.
Ah, potessi affondare le unghie nella vecchia, cara terra puzzolente!
Ho sentito bene? Era il rumore dell’apriscatole quello?