Paco guaisce. Silenzio. Vuoto. Guaisce più forte. Si accende la luce, lui sente la coda che inizia a muoversi, non può trattenersi, il corpo è scosso dalla danza delle feste.
“Mammina, eccoti! Avevo tanta paura, mi sentivo perso, era buio e…”
“Zitto!” Dice Anna decisa.
Paco la guarda interdetto. Prova a saltarle addosso, lecca, mordicchia, tanta è la felicità che non sa come esprimerla tutta. Anna lo respinge.
“Sveglierai Giulio!”
E, puntuale, arriva il pianto del neonato.
Anna sbuffa.
“Ma sei forse arrabbiata?”
Piega la testa di lato, il cucciolo.
Si siede e riflette, mentre guarda quella che per lui è anche la sua mamma coccolare il bambino, parlargli con dolcezza, aiutarlo.
“Mamma, mi scappa la pipì, credo… ehi ma le tue ciabatte sono fichissime!”
Paco mordicchia le pantofole di Anna, lei continua a cullare Giulio.
Lui acchiappa l’orlo della tenda e lo scuote.
“Ti ucciderò, vile marrano! Mamma guarda, sono un cane ferocissimo, grrrrr!”
Paco abbandona un attimo i giochi e annusa per terra. Anna lo guarda.
“Paco no ti prego, ora no, è notte, l’ascensore è rotto, da bravo, trattienila.”
Paco ricambia lo sguardo e scodinzola, si accuccia e un piccolo lago giallo si allarga tra le sue zampe.
“Ora mi sento più leggero! Credo che andrò a buttare quella palla sotto al divano!”
Anna sospira. Sono quasi le tre, domani dovrà andare al lavoro, non ha proprio voglia di mettersi a pulire. Sta per dire a Paco che è stanca, che basta pipì in casa, basta pupù, deve capire che non si fa. Sta per sgridarlo. Poi sente il pannolino del suo bambino caldo e pesante.
Anna guarda Giulio.
“Ti ci metti anche tu, eh?”
Anna stavolta sorride, mentre poggia il neonato sul fasciatoio. Lui le afferra una ciocca di capelli, biondi e sottili. Lei lo lascia fare. Guarda Paco correre in soggiorno con il tappo del biberon in bocca.
Hanno quasi la stessa età, i suoi cuccioli, e Anna non si sognerebbe mai di sgridare Giulio perché piange, né perché ha bisogno di lei, tantomeno per quel pannolino pregno. Prende uno straccio, asciuga il danno.
“Mamma guarda, so volareee!”
Paco si lancia dal divano, atterra di muso.
“Ok, forse devo sistemare le manovre di atterraggio. Ma magari lo faccio domani.”
Il cucciolo sbadiglia.
Anna ride. Si avvia verso il lettone.
“No, ti prego, fa freddo, al buio ci sono i mostri, la tua cuccia è così lontana, la notte è lunga…”
La coda smette di muoversi, le orecchie si afflosciano, gli occhi sembrano diventare più grandi.
“Dai vieni.”
Anna torna a letto da Carlo, Giulio tra di loro.
“E io? Vorrai mica che mi sdrai per terra?”
La mano di Anna solleva Paco. È ferma, calda, rassicurante. Paco si accoccola tra i suoi piedi.
“Vittoria!! Se solo avessi una bandiera da piantare tra queste coperte!”
“Ora dormi però, domattina ci dobbiamo alzare presto. Dobbiamo andare al parco a fare la pipì, no?”